La Microchirurgia dei Traumi degli Arti: i Reimpianti di Mano e Arto
La microchirurgia dei reimpianti inizia la sua storia negli anni 1570 quando
Fioravanti riattacco’ un naso ma a quel tempo non si utilizzava la
microchirurgia. Molti anni dopo anche Jacobson e Suarez nel 1950
ricollegarono dei vasi da 4 mm, ma sempre senza la microchirurgia e infine
Kleinert un pollice.
Nel 1953 Tamai reimpianta per la prima volta un dito alla metacarpo falangea
con la
tecnica microchirurgica, ricostruendo i vasi sanguigni di 2mm di
Diametro, al Microscopio Operatorio a 20 ingrandimenti,
ancora nel 57 Kobret con un trapianto sperimentale utilizza la tecnica
microchirurgica e infine 1973 Brunelli per primo reimpianta un arto con la
tecnica microchirurgica.
La fase di ricostruzione dei Vasi Sanguigni,tempo Microchirurgico al
Microscopio Operatorio (da 10 a 30 Ingrandimenti)
Tra gli agenti lesivi che possono creare dei traumi degli arti
esistono nell'industria: il nastro trasportatore, la macchina circolare da
maglieria, la pressa, la sega circolare, la cesoia idraulica, la piegatrice,
la sega a mano, il tornio, la taglierina da cuoio, il laminatoio. Nel
settore della agricoltura esistono le mietitrici, la tritacarne, la moto
falce, la motozappa, questi sono gli strumenti che più facilmente creano una
situazione di trauma dell'arto.
Negli anni sono stati evidenziati delle sedi di lesioni annue per esempio su
circa 1000 casi nel caso dell'industria prevalentemente le lesioni sono a
carico della mano poi seguono la scapola, braccio, l’avambraccio, il polso,
la coscia, la gamba, la caviglia, il piede, l'alluce e anche le altre
dita.
Tipi di amputazione traumatiche
Tra i vari tipi di amputazione esistono quelle da ghigliottina, che può
essere riparata, l'amputazione con compressione cutanea e schiacciamento
locale e qui può essere necessario anche l'accorciamento osseo e dei tessuti
molli; nell'amputazione con schiacciamento diffuso non c'è reimpianto
possibile.
Livelli di amputazione sono doppi o multipli e in questo
caso la chirurgia è difficile ed anche il risultato. La amputazione con
avulsione richiede un accorciamento osseo molto ampio e addirittura degli
innesti venosi ed arteriosi. Tra le amputazioni totali e subtotali bisogna
considerare che tra le subtotali possono esserci strutture conservate come
l'osso come i tendini estensori, tendini flessori, le connessioni nervose e
la cute, questo lo diceva Biemer già nel 1988.
Le indicazioni
Esistono indicazioni
locali come la netta amputazione, l'amputazione
con schiacciamento massivo locale, le amputazioni a doppi livelli sono
possibili,se non ci sono altre controindicazioni; le indicazioni possono
dipendere anche dalle
condizioni ambientali, come la temperatura
locale, i tempi dal trauma e anche dall'età che è molto importante.
Le controindicazioni al reimpianto
Tra le controindicazioni esistono quelle locali ambientali e generali; per
le locali bisogna considerare lo schiacciamento diffuso, uno schiacciamento
con avulsione anche a livelli multipli e una cattiva conservazione
dell'arto. Tra quelli ambientali vanno considerati sicuramente i tempi
lunghi e poi tra quelli generali, ovviamente l’età.
Un nostro Reimpianto di Mano, 1980
Un nostro Reimpianto di Pene, 1982 (per primi in Italia)
Nostro Reimpianto di un Pollice, 2010
Articoli sui giornali sui nostri successi
Organizzazione di una sala operatoria per un reimpianto
microchirurgico
Sono necessarie
due equipes; una lavorerà sul bancone dell arto o
segmento di arto amputato,per il reperimento e la identificazione delle
strutture(osso,arterie,vene,nervi),l'altra lavorerà sul moncone ancora
collegato al corpo per identificare anche qui ,le strutture da ricollegare e
per l'asportazione del tessuto necrotico, ossia danneggiato
irrimediabilmente. Sarà necessaria una temperatura molto bassa nella sala
operatoria, una disinfezione non con alcol ma con soluzioni soltanto
saponificate. Va realizzata inoltre, come detto, l'asportazione di tessuto
necrotico dei muscoli infetti con una loro elementarizzazione,che significa
ridurre la massa muscolare il più possibile.

1.Moncone Osseo, il primo da stabilizzare 2.Arterie da ricostruire al
Microscopio Operatorio 3.Vene da ricostruire per garantire il deflusso
del sangue 4.I nervi da ricostruire per garantire il ritorno al
movimento dell’arto
Nostro Reimpianto di Braccio, 2001, le due equipes al lavoro. Tempo
tecnico per il reimpianto: 12 ore circa.
tempi tecnici
Per
primo tempo Osseo, si effettuerà una osteosintesi con placche e
viti o chiodi interni, non fissatori esterni, e questo stabilizzerà il
moncone.
Per quanto riguarda il gomito, sarà necessaria una artrodesi a 110 gradi di
flessione moderata, pronazione.
Nel
secondo tempo Microchirurgico: la rivascolarizzazione.
Qui si eseguiranno i collegamenti vascolari, le cosidette “Anastomosi”. In
questa fase l'utilizzo del microscopio operatorio, dello strumentario
microchirurgico, dei fili di sutura idonei per la ricostruzione di vasi
molto piccoli, consentiranno il recupero della vascolarizzazione stessa.
Considerazioni generali
Per quanto riguarda le lesioni prossimali, cioè alte(ad es.un braccio amputato sotto la spalla) si tratta di un macro reimpianto ed in questi casi ci si deve aspettare una minore efficacia finale dopo l’intervento.
Se invece trattasi di una lesione sotto il polso o la caviglia cioè una lesione distale, ossia più verso la fine dell'arto, un micro reimpianto di solito offre risultati sicuramente migliori.
Trattandosi di un segmento di piccole dimensioni la difficoltà dell'intervento sarà notevolemnte maggiore e sarà possibile solo tramite tecnica microchirurgica( le strutture sono numerose e di dimensioni minime).
Il vantaggio consiste però in un minor rischio per la vita, poichè la massa muscolare è minore.
Al contrario, in caso di un'amputazione di un segmento grande il reimpianto risulta più semplice poiché macrovascolare( la microchirurgia è delicata solo per i vasi e nervi).
Esiste però un pericolo per la vita, perché la massa muscolare è più importante e sono possibili complicanze molto serie, come il blocco renale acuto e lo shock tossico.
Il rischio per la vita esiste anche per la maggior gravità del trauma e per le possibili maggiori perdite di sangue.